Piramidi di Giza

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  1. Ya_aghla_habib
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    Le Piramidi di Giza sono le più conosciute tra le antiche tombe egizie. Parte della enorme necropoli vicina all'antica capitale di Menfi, il loro mistero si perde nel passato e nel doppio arcano di come furono costruite e perché. I luoghi principali per vedere le piramidi, oltre a Giza, sono Abu Sir, Menfi, Saqqara e Dahshur.

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    Le Piramidi di Giza sono le uniche superstiti delle sette meraviglie del mondo antico e l'attrazione turistica più famosa al mondo. Costruite da generazioni di faraoni, avevano più di 2500 anni al tempo della nascita di Gesù Cristo. Nonstante l'evidenza, vi è ancora chi dubita che gli egizi siano stati capaci di costruire simili meraviglie.

    La piramide più vecchia e la più grande di tutto l'Egitto è quella di Cheope,

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    alta 146 metri, completata intorno al 2600 a.C. Circa 2.3 milioni di mattoni di fango, pesanti ognuno 2.5 tonnellate, furono usati per la costruzione di questo gigante. Anche se non resta molto da vedere all'interno, l'esperienza di salire i gradoni che la compongono è senza eguali. Sui lati est e sud della piramide si trovano cinque invasi, che un tempo custodivano le barche del faraone. Potete vederne una nel museo della Barca del Sole.

    O sud-ovest di Cheope si trova la piramide di Chefren. image

    Di primo acchito può sembrare più alta di quella di Cheope, perché si trova su di un terreno più elevato, e la sua punta conserva ancora parte del rivestimento che in origine copriva le piramidi. Date un'occhiata a ciò che resta del tempio funebre di Chefren, a est della piramide. Altra 62 metri, la piramide di Micerino è la più piccola delle tre. Una profonda fessura sul lato nord è il risultato del tentativo di un califfo di smantellare la piramide, nel 1186.

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    Chiamata in arabo Abu al-Hol (Padre del Terrore), la Sfinge è scavata nella roccia e si trova al termine del percorso che conduce alla piramide di Chefren. Recenti studi geologici e archeologici hanno stabilito che la Sfinge risale all'epoca del regno di Chefren, e molti ritengono che abbia il volto dell'antico faraone, circondato dal copricapo a strisce indossato solo da personaggi reali. Purtroppo il monumento soffre di una specie di cancro della pietra, e forse i restauri hanno accelerato, anziché arrestato, il processo di erosione. Lo spettacolo di suoni e luci che si svolge vicino alla Sfinge è un modo un po' costoso, ma divertente, di ammirare le piramidi di notte.
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    Edited by kiccasinai - 20/4/2008, 16:15
     
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  2. Ya_aghla_habib
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    Gli studiosi hanno sempre rifiutato l'accostamento con il tempio montagna, sostenendo che si tratta di due concetti profondamente diversi, sorti in maniera del tutto indipendente. E' evidente, invece, che le piramidi egizie appartengono a quella categoria di tombe reali costruite sul modello del monte di Atlantide. Non c'è una grande differenza, da un punto di vista concettuale, fra la piramide egizia, le varie tombe cinesi a piramide, i grandi tumuli megalitici della Scozia, dell'Irlanda, per finire con gli innumerevoli tumuli che conservano i resti mortali di capi tribù nomadi del deserto. Ed il modello é chiaramente il monte di Atlantide.
    Niente di tutto ciò che veniva costruito era casuale, come pure nulla dei rituali della sepoltura. Tutto doveva rispondere a precise tradizioni, che avevano evidentemente la loro origine nel monte di Atlantide.
    Le prime "piramidi" non avevano forma piramidale, ma a gradoni. La prima in assoluto è quella costruita dal faraone Djoser, della terza dinastia; è un grande monumento a sei gradoni sovrapposti, ma quanto al resto, l'impianto generale e la simbologia evocativa sono praticamente gli stessi di tutte le piramidi successive. Non c'è una evoluzione progressiva di elementi, come dovrebbe esserci se questo genere di monumento si fosse imposto a poco a poco. Nasce già interamente compiuto nella sua notevole complessità architettonica e simbolica. E i complessi funerari successivi, a parte la forma e dimensioni della piramide, rimangono pressoché invariati. Anche quando la costruzione delle piramidi fu abbandonata, le tombe reali continuarono ad essere scavate nelle viscere di una montagna. Segno che è la riproduzione di un originale antico che svolgeva la stessa funzione, di tomba reale.
    L'impianto base della piramide è il seguente:
    - una costruzione lungo le rive del Nilo, detto dagli egittologi "Tempio a Valle". Struttura e funzioni di queste costruzioni non sono affatto chiari, anche perché la maggior parte di essi sono andati distrutti. Sopravvive in condizioni leggibili soltanto quello della piramide di Chefren: un grande edificio costruito coi materiali più pregiati che l'Egitto potesse offrire: rivestimenti di granito rosa ed alabastro e pavimenti in alabastro. Circa la funzione del tempio a valle ci sono soltanto ipotesi. Posto sulla riva del fiume, aveva dei moli per l'attracco delle barche che trasportavano il materiale per la costruzione della Piramide (che raggiungeva il luogo lungo la via cerimoniale) e i sistemi per scaricare le imbarcazioni dei loro enormi blocchi. Qui veniva sbarcato il faraone dopo morto e portato nelle sale del Tempio a Valle dove probabilmente veniva sottoposto alle prime operazioni del processo di imbalsamazione, come ad esempio il lavaggio (alcuni autori pensano che vi si svolgesse tutto il processo)
    - una "Via Cerimoniale", che unisce il tempio a valle al cosiddetto "Tempio funerario". La via cerimoniale è una strada lastricata, che all'inizio dei lavori si ritiene servisse per portare i materiali dal Nilo al canitiere della piramide. Una volta ultimati i lavori essa veniva chiusa fra due spesse mura coperte di figure, dipinte o incise, e coperta, almeno nella sua parte terminale, a rappresentare un lungo tunnel sotterraneo.
    - Il Tempio funerario sorgeva normalmente a fianco della piramide, sul lato est. Era spesso addossato al muro di cinta interno, con locali da entrambi i lati del muro. Vi veniva trasportato il faraone morto percorrendo la via cerimoniale ne vi si svolgevano probabilmente le ultime operazione dell'imbalsamazione e le cerimonie funebri. Era anche adibito al culto del faraone successivamente.
    - una seconda cinta murararia esterna. Tra le due cinte ci sono varie costruzioni e tombe di dignitari. All'interno della prima cinta delle tombe destinate alle regine.
    - Sotto la piramide un vero e proprio labirinto di cunicoli e sale, tra cui la tomba reale, scavati nella roccia sottostante, ma ricavati anche nel corpo della piramide
    - A fianco della piramide, nei pressi del tempio funerario, e lungo la via cerimoniale sono ricavate delle vasche coperte che contengono grandi imbarcazioni, a volte smontate altre intere. Talvolta sono le vasche stesse ad avere la forma di barche. Nel complesso di Chefren ci sono ben cinque vasche sotterranee per barche funerarie.
    Questo è l'impianto classico. Non si può non rilevare la corrispondenza con l'impianto del monte di Atlantide descritto da Platone:
    - Monte a gradoni al centro, con il tempio a Poseidone sulla cima. Rappresentato ovviamente dalla piramide, con l'unica variante del tempio sulla cima - ma avendo questo complesso la funzione di tomba reale questo particolare è stato omesso - o forse no: è possibile che originariamente sulla cima delle piramidi a gradoni ci fosse un simulacro di tempietto, che è andato poi distrutto. Di certo qualcosa del genere veniva posto sulla cime delle piramidi triangolari, sormontate dal cosiddetto "piramidion", simulacro del tempio che doveva trovarsi sulla sua cima. Il piramidion era di metallo lucente e doveva simulare la muraglia ricoperta di oricalco che circondava il tempio di Poseidone sulla cima del monte).
    - Le tombe reali ricavate sotto il monte centrale. Ad esse di doveva accedere tramite lunghi cunicoli scavati sul fianco del monte, e che dovevano costituire un vero e proprio labirinto sotterraneo. Le piramidi riproducono questa situazione
    - Due "cinte di terra", circondate ciascuna da una muraglia. Sono rappresentate dalle due muraglie che circondano la piramide centrale. Queste muraglie hanno spesso spessori eccezionali (8/10 metri e più) inutili per scopi pratici
    - Costruzioni tra le due cinte: strettamente collegate al defunto all'interno della prima cinta (il cosiddetto tempio funerario, dove si trovavano molte statue del faraone e che probabilmente simulava il palazzo reale di Atlantide).
    - Un canale che dal mare giungeva fin sotto la montagna passando sotto terra, rappresentato dalla via cerimoniale, che era coperta e lungo la quale venivano trascinate le imbarcazioni del defunto. Non è ipotizzabile alcuna ragione di carattere pratico o cerimoniale per cui la via Cerimoniale dovesse essere coperta, almeno nei pressi della piramide. L'unica ragione, quindi, è quella di rispettare la tradizione, che conosciamo in parte da Platone, che afferma che il canale era stato coperto in alcuni punti e si addentrava nel cuore della montagna.
    - Un porto sotterraneo sotto il monte con le navi del re, rappresentato dalle vasche contenenti le navi che devono trasportare il faraone nel regno dei morti. Non "una" nave (come dovrebbe essere se fosse quella destinata a trasportare il defunto nel mondo dei morti), ma più di una, anche lungo la via cerimoniale, com'è appunto nella descrizione di Platone.
    I sovrani della terza dinastia costruirono tutti le proprie tombe nello stesso modo, con piramidi a gradoni (si conoscono tre grandi complessi funerari del genere). L'ultimo sovrano della dinastia, Huni, costruì anch'esso una piramide a gradoni, ma venne modificata dal suo successore Snofru, primo sovrano della IV dinastia, che fece colmare e livellare i gradoni, facendone una prima piramide a facce triangolari. Snofru fece costruire altre due piramidi e la terza, detta Piramide Rossa, è la prima progettata e costruita come piramide geometrica regolare; le successive rispetteranno sempre questa forma. E' la grande innovazione della IV dinastia: non più montagna di dio, con la sua forma a gradoni ed il tempio sulla cima, ma montagna che rappresenta la stessa divinità nella sua forma, ed il tempio rimane simboleggiato dal piramidion che la sormonta.
    Partito dal solito modello della piramide a gradoni , a Saqqara, come le grandi tombe imperiali cinesi, l'egizio deve essersi accorto che mancava qualcosa di essenziale alla loro tomba reale: qualcosa che caratterizzasse quella "montagna" come sacra e come centro dell'universo, come voleva il modello atlantide. La soluzione: una forma che esprimesse il concetto stesso di divinità e che potesse rappresentare l'essenza stessa dell'universo. Il triangolo è sempre stato rappresentativo, in qualche modo, della divinità, del Grande Architetto dell'Universo, concetto a cui ritengo gli egizi credessero fermamente, al di là di quelle che erano le manifestazioni esteriori della loro religiosità. La piramide, colla sua base quadrata ed i quattro triangoli isosceli che si uniscono in un vertice è l'espressione più alta e completa di questa divinità, capace di rappresentarla nella sua totalità e nella sua essenza, che è poi l'essenza stessa dell'universo.
    Quanto al resto l'impianto di base rimane invariato.

    Subito dopo questa innovazione si raggiunge il top con le piramidi della piana di Giza. Benché costruite da faraoni successivi, esse sembrano rispondere ad un disegno unitario. Ciascuna di esse ha il solito impianto: tempio a valle, via cerimoniale coperta, due cinte murarie, tempio funerario, tomba scavata sotto e nel corpo dell'enorme massa piramidale, con lunghi corridoi e sale varie, molte delle quali, a mio avviso, ancora da scorpire. Barche funerarie (varie). Tombe di dignitari fra le due cinte; tombe di regine all'interno della prima cinta. Ma il sito, la disposizione, gli orientamenti e distanze reciproche sembrano dimostrare che le tre piramidi rispondono ad un progetto unitario, concepito quando si cominciò a porre la prima pietra della piramide di Cheope.
    Un progetto grandioso, vera e propria summa della civiltà egizia. Ironia e rompicapo per gli egittologi: la perfezione è stata raggiunta appena un secolo dopo che si era iniziato a costruire le piramidi e da allora in poi andò sempre più decadendo nella tecnologia e nella grandiosità di concezione.
    Le piramidi del complesso di Giza rappresentano il vertice della civiltà egizia. Decine di studiosi le hanno studiate e misurate in tutti i modi possibili e immaginabili, trovando, tra lo scetticismo e lo scherno degli egittologi, rapporti e numeri sbalorditivi, che rappresenterebbero conoscenze matematiche ed astronomiche segrete dei sacerdoti egizi, ereditate da un'antica civiltà scomparsa. Io non voglio entrare nel merito di questi studi. Non sono in grado di giudicare, infatti, se ci sia stata ingenuità o esagerazione nel valutare i risultati di questi rilievi. Di una cosa, però, sono convinto e cioè che nessuno dei parametri di queste piramidi è casuale, dettato solamente da ragioni tecniche, come vorrebbero certi egittologi.
    Un appunto che mi sento di muovere a chi ha effettuato quelle misure, tuttavia, mi sento di farlo: spesso essi hanno ricercato nelle piramidi concetti, simbolismi, misure propri della scienza moderna, partendo dal presupposto che i costruttori delle piramidi abbiano voluto con esse "trasmettere" ai posteri le loro concezioni e conoscenze scientifiche, perché non andassero perdute; di una Scienza, però, intesa in senso moderno. Niente di più lontano dalla realtà, a mio parere.
    Dietro il complesso delle piramidi di Giza c'è un'idea informatrice, che ha dato luogo ad un progetto, realizzato nella sua interezza nel corso di generazioni successive. Un progetto così grandioso non può essere stato concepito e realizzato da generazioni successive di architetti, spinti unicamente dalle ambizioni e dalla frusta di sovrani dispostici e megalomani il cui unico scopo era di superare in "grandezza" i loro predecessori. Sarebbe come dire che ogni capitolo della Divina Commedia di Dante Alighieri sia stato scritto da autori diversi, spinti ciascuno dalla necessità di guadagnarsi la pagnotta, e che mettendoli insieme, miracolosamente ne sia risultato il divino poema.
    Il riferimento alla Divina Commedia non è casuale. Quest'opera immortale costituisce la summa dello scibile medioevale. Essa è nata dall'idea di un uomo geniale che ha voluto con essa rappresentare tutto il suo mondo e la sua concezione dell'universo. Da un lato ha cercato la perfezione "tecnica", nell'arte del poetare e nell'uso degli strumenti linguistici a sua disposizione, dando al suo poema una struttura che fosse contemporaneamente espressione del suo virtuosismo tecnico e rappresentasse contemporaneamente la struttura dell'universo quale egli la concepiva. Dall'altro ha immesso nei suoi canti tutte le sue conoscenze teologiche, scientifiche, storiche, le sue passioni politiche, i suoi ideali, le sue aspirazioni. E' l'intero mondo medioevale che viene rappresentato in maniera drammatica e potente nei suoi versi.
    Qualcosa del genere, a mio avviso, è rappresentato dalle piramidi del complesso di Giza. Ci sono altre piramidi, beninteso, grandiose e cariche di significati; come ci sono altri grandi poemi che rappresentano in qualche modo il mondo medioevale, oltre alla Divina Commedia. Ma nel complesso di piramidi di Giza è racchiusa la summa delle conoscenze tecnologiche, filosofiche, storiche e scientifiche della civiltà egizia. Esse sono la realizzazione pratica di un'idea grandiosa, dietro cui ci deve essere un uomo geniale, eccezionale, che ha saputo raccogliere attorno a sé tutte le risorse umane più valide dell'Egitto. Un gruppo di sacerdoti, ingegneri, artigiani che insieme rappresentavano quanto di più elevato e completo l'Egitto potesse esprimere in campo storico, scientifico, filosofico, tecnico ed organizzativo ed ha saputo coordinarlo ed indirizzarne le energie alla realizzazione di quella che doveva essere l'espressione più alta delle capacità tecnologiche, ingegneristiche ed organizzative dell'Egitto e nel contempo rappresentare nella maniera più completa possibile la propria concezione e conoscenze dell'universo, della Divinità.

     
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  3. Ya_aghla_habib
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    Le testimonianze degli antichi viaggiatori greci, latini e arabi in Egitto sono state di grande importanza per la ricerca egittologica. Oggi è piacevole rivisitarle alla luce dei recenti ritrovamenti archeologici in terra d'Egitto, fare confronti con il presente e trovare la corrispondenza fra i luoghi (ricordati in genere con nomi grecizzanti) ed i siti attualmente conosciuti. Facendo seguito ad alcune considerazioni sulla geometria della piramide di Cheope (Archeologia n° 7/8/9 del settembre 2001), siamo andati a curiosare nel testo greco di un altro antico viaggiatore: Diodoro Siculo che, quattro secoli dopo Erodoto, parla ancora delle piramidi.




    Non ci risulta che esistano altre dettagliate testimonianze fra questi due storici, vissuti a quattrocento anni di distanza! Erodoto, Diodoro, con Strabone e Plinio il Vecchio, sono le testimonianze scritte più antiche che abbiamo e quindi le più vicine storicamente alla scomparsa civiltà egizia. Le informazioni relative all’Egitto si trovano nel libro I della (Bibliothéke historikè - Biblioteca storica, dedicato alla protostoria e alla mitologia dei popoli non greci: Diodoro menziona alcuni faraoni egizi e si sofferma anche sui monumenti realizzati sotto il loro regno: sono citati in particolare gli edifici di Tebe, di Memfi ed il labirinto, che Diodoro attribuisce a un faraone chiamato Mendes oppure Marros (I 61, 1). I due nomi possono essere derivati dall'egizio Ni-Maat-Ra, identificabile con Amenemhat III (XII dinastia: 1853 - 1806 a.C.), costruttore di un grande tempio funerario menzionato come "labirinto" da tutti i viaggiatori antichi. Nella descrizione non potevano mancare le piramidi di Giza, delle quali vogliamo ancora una volta parlare.

    "Descrizione delle piramidi situate sull’altopiano di Giza, sulla sponda occidentale del Nilo, non lontano da Memfi"

    Diodoro ricorda il sovrano che fece costruire la più grande delle tre piramidi, Chemmis di Memfi (I 63, 2), secondo faraone della IV dinastia (2604/2554 - 2546/2496 a.C.). Si tratta del medesimo regnante che Erodoto chiama Cheops (Storie II 124-127,1) e che viene citato come Sufis da Manetone (III secolo a.C.), ma il cui nome effettivo (dal cartiglio) è Khufu; ma questo si saprà solo 18 secoli più tardi, dopo che Jean François Champollion avrà decifrato i geroglifici (lettera a Mr. Dacier del 22/9/1822)! Diodoro si sofferma sulla ubicazione delle tre piramidi, che si trovano nella parte dell’Egitto rivolta verso la Libia (veniva così chiamata la terra al di là della sponda ovest del Nilo), e dice che distano centoventi stadi da Memfi (circa 21 km) e quarantacinque dal Nilo (circa 8 km). [Nell’individuare le corrispondenze tra le unità di misura antiche e quelle odierne bisogna considerare che lo stadio poteva subire variazioni da luogo a luogo: Diodoro dovrebbe aver usato il sistema di misura attico, dove lo stadio equivale a 177,6 - 185 m]. Diodoro è stupito dalla straordinaria imponenza delle piramidi e indica le dimensioni della più grande, quella di Cheope, che è di forma quadrilatera, ha ogni lato di base di sette plettri (210 m), altezza di più di sei plettri (180 m ca.) e si restringe verso la sommità dove ogni lato è di sei cubiti (3,13 m ca.). [L’ultimo dato, riferito al vertice della piramide, è molto interessante: infatti la costruzione anche oggi non termina a cuspide, ma con una piattaforma di circa 10 m: non si può escludere che, all’epoca di Diodoro, il terrazzamento fosse più ridotto: già allora la piramide aveva perso la punta oppure era stata così costruita?].
    Le misure fornite da Diodoro non corrispondono alla realtà poiché la piramide di Cheope ha un lato di base di 230,3 m e un’altezza di 146,5 m; sono anche diverse da quelle citate da Erodoto (Storie II 124, 5: base e altezza di otto plettri, 240 m ca.) e da Strabone (Geografia XVII 1, 33: base e altezza di uno stadio, 180 m ca.). Diodoro afferma che la piramide è costruita con pietra dura, difficile da lavorare. [E’ accertato invece che era rivestita di calcare bianco, proveniente dalle cave di Tura, di buona lavorabilità, anche se non si può escludere del tutto che la parte bassa fosse ricoperta con un tipo di pietra più resistente].


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    Egitto: Le Piramidi dell'Altopiano di Giza
    Pubblicato da redazione il 10/12/2003


    Le testimonianze degli antichi viaggiatori greci, latini e arabi in Egitto sono state di grande importanza per la ricerca egittologica. Oggi è piacevole rivisitarle alla luce dei recenti ritrovamenti archeologici in terra d'Egitto, fare confronti con il presente e trovare la corrispondenza fra i luoghi (ricordati in genere con nomi grecizzanti) ed i siti attualmente conosciuti. Facendo seguito ad alcune considerazioni sulla geometria della piramide di Cheope (Archeologia n° 7/8/9 del settembre 2001), siamo andati a curiosare nel testo greco di un altro antico viaggiatore: Diodoro Siculo che, quattro secoli dopo Erodoto, parla ancora delle piramidi.




    Non ci risulta che esistano altre dettagliate testimonianze fra questi due storici, vissuti a quattrocento anni di distanza! Erodoto, Diodoro, con Strabone e Plinio il Vecchio, sono le testimonianze scritte più antiche che abbiamo e quindi le più vicine storicamente alla scomparsa civiltà egizia. Le informazioni relative all’Egitto si trovano nel libro I della (Bibliothéke historikè - Biblioteca storica, dedicato alla protostoria e alla mitologia dei popoli non greci: Diodoro menziona alcuni faraoni egizi e si sofferma anche sui monumenti realizzati sotto il loro regno: sono citati in particolare gli edifici di Tebe, di Memfi ed il labirinto, che Diodoro attribuisce a un faraone chiamato Mendes oppure Marros (I 61, 1). I due nomi possono essere derivati dall'egizio Ni-Maat-Ra, identificabile con Amenemhat III (XII dinastia: 1853 - 1806 a.C.), costruttore di un grande tempio funerario menzionato come "labirinto" da tutti i viaggiatori antichi. Nella descrizione non potevano mancare le piramidi di Giza, delle quali vogliamo ancora una volta parlare.

    "Descrizione delle piramidi situate sull’altopiano di Giza, sulla sponda occidentale del Nilo, non lontano da Memfi"

    Diodoro ricorda il sovrano che fece costruire la più grande delle tre piramidi, Chemmis di Memfi (I 63, 2), secondo faraone della IV dinastia (2604/2554 - 2546/2496 a.C.). Si tratta del medesimo regnante che Erodoto chiama Cheops (Storie II 124-127,1) e che viene citato come Sufis da Manetone (III secolo a.C.), ma il cui nome effettivo (dal cartiglio) è Khufu; ma questo si saprà solo 18 secoli più tardi, dopo che Jean François Champollion avrà decifrato i geroglifici (lettera a Mr. Dacier del 22/9/1822)! Diodoro si sofferma sulla ubicazione delle tre piramidi, che si trovano nella parte dell’Egitto rivolta verso la Libia (veniva così chiamata la terra al di là della sponda ovest del Nilo), e dice che distano centoventi stadi da Memfi (circa 21 km) e quarantacinque dal Nilo (circa 8 km). [Nell’individuare le corrispondenze tra le unità di misura antiche e quelle odierne bisogna considerare che lo stadio poteva subire variazioni da luogo a luogo: Diodoro dovrebbe aver usato il sistema di misura attico, dove lo stadio equivale a 177,6 - 185 m]. Diodoro è stupito dalla straordinaria imponenza delle piramidi e indica le dimensioni della più grande, quella di Cheope, che è di forma quadrilatera, ha ogni lato di base di sette plettri (210 m), altezza di più di sei plettri (180 m ca.) e si restringe verso la sommità dove ogni lato è di sei cubiti (3,13 m ca.). [L’ultimo dato, riferito al vertice della piramide, è molto interessante: infatti la costruzione anche oggi non termina a cuspide, ma con una piattaforma di circa 10 m: non si può escludere che, all’epoca di Diodoro, il terrazzamento fosse più ridotto: già allora la piramide aveva perso la punta oppure era stata così costruita?].
    Le misure fornite da Diodoro non corrispondono alla realtà poiché la piramide di Cheope ha un lato di base di 230,3 m e un’altezza di 146,5 m; sono anche diverse da quelle citate da Erodoto (Storie II 124, 5: base e altezza di otto plettri, 240 m ca.) e da Strabone (Geografia XVII 1, 33: base e altezza di uno stadio, 180 m ca.). Diodoro afferma che la piramide è costruita con pietra dura, difficile da lavorare. [E’ accertato invece che era rivestita di calcare bianco, proveniente dalle cave di Tura, di buona lavorabilità, anche se non si può escludere del tutto che la parte bassa fosse ricoperta con un tipo di pietra più resistente].





    Il riferimento al materiale impiegato è seguito dall’ipotesi della tecnica costruttiva: secondo Diodoro (I 63, 6-9), l’imponente struttura fu realizzata mediante terrapieni, poiché a quell’epoca non erano ancora state inventate macchine adatte. Tale informazione diverge da quella di Erodoto, che cita una rampa, costruita nell’arco di dieci anni per trascinare i materiali da costruzione (Storie II 124, 3), e parla anche di macchine "dai legni corti" usate per sollevare i blocchi (Storie II 125, 1-5). [L'ipotesi delle rampe avvolgenti di Diodoro è attualmente la più accreditata dagli egittologi].
    Diodoro esprime la propria meraviglia per il fatto che non sia rimasta traccia alcuna sul posto né del terrapieno, né del lavoro di levigatura delle pietre, tanto che la piramide sembra essere stata collocata in quel luogo, in mezzo alla sabbia, dalla mano di un dio. [Tale affermazione, presa alla lettera nei secoli successivi, ha dato adito in passato a congetture fantasiose, che ancora oggi talvolta ritornano nei testi di ufologia!].
    Dice Diodoro che, secondo una leggenda egizia, i terrapieni usati durante la costruzione della piramide erano di sale e di salgemma e furono perciò spazzati via dallo straripamento del fiume, ma, pur riferendo questa diceria, dichiara di non credere a tale spiegazione, ricordando invece che fu necessario il lavoro di numerose braccia per portare a termine la struttura, nel giro di vent’anni. La notizia conferma quanto scriveva Erodoto, che parlava anche di centomila uomini impiegati nella costruzione (Storie II 124, 3).La descrizione della piramide di Cheope è seguita da quella delle altre due piramidi vicine, di Chefren (Khafra: 2572/2522 - 2546/2496 a.C.) e di Micerino (Menkaura: 2539/2489 - 2511/2461 a.C.). Chefren, figlio di Cheope [diventò faraone dopo un breve regno di Djed-ef-ra, pure figlio di Cheope] fece edificare a Giza una seconda piramide, identica per tecnica costruttiva. Secondo Diodoro (I 64, 2), questa è molto più piccola di quella di Cheope e ha il lato di base di uno stadio (circa 180 m). [L'affermazione lascia perplessi e sembra mettere in dubbio addirittura il viaggio di Diodoro a Giza, infatti anche oggi è impossibile, per chi ha visto il sito, dire che la piramide di Chefren è “molto” più piccola di quella di Cheope, poiché a occhio suscita l’effetto contrario, dal momento che è situata anche su un leggero rialzo del terreno].
    Il lato di base della piramide di Chefren misura 215 m, un dato non troppo distante da quello valutato da Diodoro (uno stadio = 180 m ca.). Strabone (I secolo a.C. / I d.C.), parlando delle piramidi di Cheope e di Chefren, attribuisce a entrambe la base di circa uno stadio e nota anche che una è leggermente più grande dell’altra (Geografia XVII 1, 33). Molto interessante è la citazione che Diodoro fa di un’epigrafe, incisa sulla piramide maggiore (I 64, 3), a ricordo della spesa sostenuta per sfamare gli operai impegnati nella costruzione: questa notizia è riportata anche da Erodoto (Storie II 125, 6) ed è importante perché dimostra che il rivestimento delle piramidi era inciso con geroglifici. [Oggi non ne abbiamo traccia, in quanto il bel calcare bianco e levigato fu utilizzato un millennio dopo dagli arabi per costruire case, moschee e ponti nella nuova città del Cairo].
    La descrizione delle due piramidi si chiude con un’informazione che non deve essere trascurata: secondo Diodoro né Cheope, né Chefren furono sepolti nelle loro piramidi, poiché il popolo, adirato per le sofferenze patite durante la loro costruzione, minacciava di buttare i cadaveri fuori dalle loro tombe: i faraoni decisero perciò di farsi seppellire in un luogo ignoto (I 64, 4-6). [Non è possibile accertare da dove Diodoro abbia attinto questa notizia, che tuttavia in tempi recenti ha trovato qualche supporto: alcuni studiosi sostengono che la piramide di Cheope non fu mai la sua tomba]. Si parla poi della terza piramide (I 64, 7), progettata dal Micerino, morto però prima che la costruzione fosse portata a termine. Micerino stabilì che il lato di base della piramide fosse di tre plettri (circa 90 m) e fece ricoprire la parte inferiore della struttura, per quindici ordinate, di pietra nera, simile a quella di Tebe, mentre il resto fu completato con pietre locali, uguali a quelle delle altre piramidi. [E’ stato appurato invece che la parte bassa delle facce era ricoperta di granito rosa di Assuan].Le dimensioni fornite non corrispondono alla realtà, poiché il lato di base della piramide misura circa 105 m, ma l’approssimazione è discreta.


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    Diodoro parla anche di un’iscrizione (I 64, 8), sul lato settentrionale della piramide, riportante il nome del costruttore. [Notizia molto interessante, che fa supporre l’esistenza di un cartiglio, oggi scomparso insieme con il rivestimento demolito dagli arabi]. La descrizione delle opere presenti sull’altopiano di Giza si completa con altre tre piccole piramidi, con lato di un plettro (circa 30 m), costruite per le mogli dei tre faraoni. [Sulla piana ci sono in realtà sei piramidi satelliti: tre, con lato di 45 m ca., accanto a quella di Cheope e altre tre accanto a quella di Micerino. Le regine sepolte nelle piramidi vicino a quella di Cheope erano Hetepheres, Meritetes e Henutsen. Erodoto (Storie II 126) cita solo una piramide più piccola, quella della figlia di Cheope]. Diodoro attesta l’incertezza riguardo ai destinatari delle tre piramidi satelliti e afferma che secondo alcuni furono edificate rispettivamente da Armeo, Amosi e Inaro (I 64, 13). [Si tratta di personaggi vissuti molto più tardi: Armeo (forse Horemhab) è l'ultimo faraone della XVIII dinastia (1319 - 1292 a.C.), Amosi (Ahmose) è il primo della medesima (fu al potere tra il 1550 - 1525 a.C. ca.), Inaro (Ináros) infine è il nome di un sovrano libico del V secolo a.C., forse figlio di Psammetico III, che guidò una rivolta degli Egizi contro i Persiani]. Descrivendo l’altopiano di Giza, Diodoro non parla della Sfinge, così come Erodoto non la citava quattro secoli prima. La Sfinge è invece ricordata pochi anni dopo da Plinio il Vecchio (23 - 79 d.C.) nella Naturalis historia, la sua vasta opera enciclopedica; Plinio si sofferma sulla Sfinge (libro XXXVI, 77), descrivendola nei dettagli e notando acutamente che viene spesso ignorata (de qua siluere - sulla quale sono soliti tacere).
    Molti secoli dopo, dalle crociate al XIX secolo, i viaggiatori parleranno ancora di questo monumento, rappresentandolo quasi sempre in modo fantasioso e fantastico: è certo che ha sempre suscitato stupore, ammirazione e curiosità. E' effettivamente strano che due attenti osservatori come Erodoto e Diodoro l'abbiano dimenticata o che entrambi i testi originali fossero lacunosi sullo stesso argomento. Possiamo ipotizzare che la Sfinge fosse sepolta sotto la sabbia, a causa del vento e dello spostamento delle dune e che fosse ritornata visibile attorno al I secolo d.C., epoca in cui visse Plinio il Vecchio che la menziona. “La Sfinge ignorata dagli antichi”: questa è una delle tante affascinanti domande che ci poniamo quando ci addentriamo nello studio dell’Egittologia.



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  4. eloyse
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    piana di Giza...
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  5. kiccasinai
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    QUOTE (Ya_aghla_habib @ 2/9/2005, 12:01)
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    Tesoro...scusa non ho resistito!
    mi èpiaciuto molto quest'articolo...non ho potuto fare a meno di inserci dentro qualke foto!
    Forse dovevo avvisarti prima...ma mi son fatta prendere dalle parole e mi mancavano delle immagini...cosi' ce le ho messe!

    Arguk habebti...fi muskela queda? huh.gif

    Bosa


    kicca
     
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  6. Ya_aghla_habib
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    e perchè avvisarmi??.... anzi più materiale riusciamo a inserire e meglio è!!! hehehehe
    se avete cose da aggiungereai miei post nemmeno da chiederlo... mettere ...mettere.... mettere..., egheheh!
     
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  7. annaele
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    Ciao a tutti.
    Vorri programmare un viaggio al Cairo x visitare la piramide di Cheope.
    Non sono riuscita a trovare un sito che mi dia indicazioni sul periodo di apertura e sugli orari di tale piramide. qualcuno riesce a darmi una risposta?
    grazie
    anna
     
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  8. kiccasinai
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7 replies since 2/9/2005, 11:01   8198 views
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