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Condizione delle donne musulmane

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  1. kiccasinai
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    Qui potete postare tutti gli articoli che avete a disposizione sull'argomento.
    E' bene approfondire e invito tutti a contribuire e ad iniziare una discussione anche su esperienze personale di donne europee o comunque non musulmane che sposano un arabo.

    Vi lascio con questo bellissimo articolo di una scrittrice egiziana.

    Donne e islam.
    Una riflessione di Salwa Bakr
    a cura di Francesca Corrao

    Salwa Bakr, scrittrice, critica e giornalista egiziana, ha pubblicato diverse raccolte di racconti e romanzi. Nelle sue opere affronta con un linguaggio duro e molto realistico la condizione delle donne che vivono ai margini della società. E una Scrittrice dal linguaggio estremo, non si tira indietro di fronte alla possibilità di sperimentare nuovi percorsi di scrittura. Il suo stile è decisamente anticonvenzionale" rispetto al formalismo stilistico della prosa araba classica. E molto rigorosa nell'ambientazione storica e sociologica dei suoi romanzi, in particolare quelli d'epoca medievale.

    La Bakr ha sempre coraggiosamente pagato le scelte politiche, con la prigione, e anche la passione con cui vive il suo impegno letterario, con violenti critiche da parte dei tradizionalisti. In questo saggio, affronta temi scottanti di cui uno in particolare la riguarda in prima persona (i figli della scrittrice sono apolidi perché il marito non è egiziano).


    L'Egitto è, tra i paesi arabi, il più, sensibile ai problemi che riguardano l'emancipazione femminile, eppure molti nodi ancora oggi restano irrisolti. I primi scrittori e le prime scrittrici che hanno perorato la causa per la liberazione della donna nel mondo musulmano erano egiziani e arabi che operavano con maggiore libertà in Egitto di quanto non avvenisse altrove già alla fine del XX secolo. In particolare Hoda Sha'rawi, la prima donna araba a togliersi il velo in pubblico negli anni '20, contribuì alla fondazione delle prime scuole pubbliche per le ragazze e alla creazione dei primi giornali dedicati alle donne. L'università egiziana fu la prima ad aprire i battenti alle studentesse; le donne egiziane occupano importanti posti direttivi nelle carriere dello stato e le scrittrici sono le più presenti nel mercato editoriale di lingua araba. Anche dal punto di vista legislativo l'Egitto ha conosciuto momenti di grande apertura politica, come quando ai tempi di Nasser si proclamava nella costituzione la parità dei diritti tra uomo e donna, e si vietava la pratica della clitoridectomia, o ai tempi di Sadat quando si rendeva difficile la poligamia (a cui accenna la scrittrice nel testo). Il governo Mubarak ha portato avanti questa tradizione per un certo tempo, sino a quando cioè la crisi politica ingenerata dall'inasprirsi degli attacchi da parte del radicalismo islamico, ha portato la classe dirigente a consolidare l'alleanza con l'ala moderata accogliendo alcune delle pressanti richieste dei conservatori (cui fa capo il mondo religioso tradizionalmente legato all'università di al-Azhar). Si è verificato così che il divieto della pratica della clitoridectomia sia stato più volte rimesso in discussione.

    Di Salwa Baltr in italiano si trova soltanto un racconto nell'antologia Silenzi, curata da Isabella Camera d'Afflitto (ed. Avalliano, Salerno, 1999).

    Francesca Corrao è docente di lingua araba, Istituto Universitario Orientale, Napoli

     
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  2. kiccasinai
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    Ancora un articolo di Salwa Bakr:

    Sullo stato attuale dei rapporti tra uomo e donna in alcune realtà arabo-islamiche
    di Salwa Bakr

    Un intellettuale arabo, un progressista, a proposito del movimento della donna scriveva "lo preferisco a letto". Tale sarcasmo è tipico della situazione di schizofrenia in cui vive il mondo arabo; all'apparenza si presenta come una società civilizzata, ma nella realtà è ben lungi dall'essere tale.

    Durante la fase del colonialismo militare sono state acquisite molte delle formalità esteriori della civiltà europea, mentre le dinamiche interne alla società araba, come anche gli strumenti di produzione, rimanevano quelli tradizionali. Gli stessi mezzi di produzione sono di tipo precapitalistico e di conseguenza hanno sostanzialmente mantenuto integra una società e una cultura di quel tipo.

    Il colonialismo ha fatto sì che nelle regioni arabe prevalesse il modello della civiltà occidentale, almeno da un punto di vista formale; ma è stata come una sorta di copertura, perché nei fatti quel modello non rispondeva alle esigenze di questa società; il non aver soddisfatto tali esigenze ha provocato l'inasprirsi del conflitto tra il modello di vita tradizionale e quello moderno, e ha creato ostilità nei confronti degli strumenti della civiltà moderna. Dove il modello di vita tradizionale ha prevalso, assumendo l'aspetto della frusta infuocata della religione e dell'ostilità verso "l'altro/il nuovo", si e verificata la rottura con la modernità e il pragmatismo.

    La contraddizione sin qui esposta diventa maggiormente evidente quando si parla della questione femminile, più di quanto non si manifesti in altri aspetti della vita sociale. Prendiamo ad esempio la costituzione egiziana dove si legge che la donna ha gli stessi diritti dell'uomo. La donna dunque gode degli stessi diritti e degli stessi doveri dinanzi alla legge. Ha il diritto di votare e di essere eletta al parlamento secondo le leggi correnti, come dettato dalla costituzione; c è però un vincolo e riguarda le condizioni personali, questo concerne l'obbligo dell'autorizzazione scritta, esclusivamente da parte del marito alla moglie, ad allontanarsi dal territorio nazionale.

    Un altro aspetto riguarda la legge sulla cittadinanza; si osserva che i figli di una donna egiziana sposata con uno straniero non hanno diritto ad avere la cittadinanza egiziana. La stessa cosa vale per il marito straniero, il quale non può acquisire la cittadinanza della moglie egiziana pur essendo arabo e musulmano.

    In alcuni paesi arabi (l'Arabia Saudita, n.d.t.) la donna perde la cittadinanza se sposa uno straniero. Indipendentemente da quanto affermano le leggi che regolano e tutelano i diritti del lavoratore in Egitto, la parità di diritto al lavoro per l'uomo e la donna è vincolata dalla condizione personale, e questo può fortemente limitare la donna.

    Con il passare del tempo si è acuito il contrasto tra la realtà della donna e la natura della società "non-civilizzata" in cui vive; il divario è aumentato tra le istituzioni della società e la stessa realtà sociale. La donna continua a cercare forme nuove per esprimere questo dilemma e per risolverlo, non smette di sperimentare per narrare la propria condizione. La scrittura e la letteratura sono dei mezzi. Relativamente alla donna, la legge espone i valori fondamentali e il senso che questi assumono alla luce della tradizione classica. Questi esprimono l'idea che la donna è un oggetto e non una persona, poiché serve al matrimonio e alla procreazione. La donna non è padrona di se stessa. Le leggi relative allo statuto personale danno un'idea chiara di questa particolare condizione.

    La scrittrice soffre in quanto è considerata un oggetto quando vorrebbe essere riconosciuta come persona. Il tipo di scrittura varia già nel momento stesso in cui la scrittrice sceglie di essere ottimista e usa la penna.

    La società non vuole scrittrici vuole spose, madri; pertanto l'attività della scrittrice non è auspicabile per una donna; la società la considera un'attività di puro decoro, di cui si può fare a meno, di cui la donna può fare a meno. Non è dunque possibile che una scrittrice sia riconosciuta in quanto tale, perché è riconosciuta solo in quanto moglie e madre.

    La donna è assediata da vari divieti e tabù perché è un oggetto sessuale, e pertanto non ha il diritto di trattare il tema del sesso nella sua produzione letteraria. La donna non ha il diritto di scegliere, né ha il diritto di esprimere la propria opinione su questo argomento. Inoltre non è bene che la donna tratti argomenti quali la religione e la politica; entrambe le sono vietati, ma questo vale anche per l'uomo. Neanche all'uomo è permesso di avvicinarsi a quelle che sono considerate le certezze assolute, consolidate nei secoli. Pertanto la donna ha un campo molto ristretto per scrivere; una vera scrittrice deve cercare forme espressive indirette, simboliche, velate, se non vuole correre pericoli. Tale questione si diffonde all'ombra di una lingua eccelsa, la lingua araba. E’ una questione che si radica nel linguaggio. La lingua araba è una lingua maschile dalla magnifica tradizione millenaria, dalle forme espressive ricche e complete di connessioni semantiche palesi e sottese. La necessità di esporre un discorso radicale, libero e al tempo stesso raffinato, in una forma letteraria classica, sia quella di un racconto o di un romanzo, complica ulteriormente la già problematica questione.

    La gran parte delle mie opere è ambientata tra i diseredati, l'enorme massa quiescente di gente priva di capacità o conoscenze che permettano loro di decidere per la vita propria o per la società. Costoro non contribuiscono al progresso della società. Alcuni definiscono tale massa emarginata secondo le categorie della sociologia politica. I diseredati sono coloro che non conoscono nulla della legge, dei diritti né dei doveri, non conoscono neppure le regole del traffico, e pensano che la polizia abbia un potere assoluto e incombente. Ma le donne sono la parte più disgraziata di questa massa umana, e io scrivo di queste donne dei bassifondi della società.

    Per questa ragione sono considerata una scrittrice fuori dalla norma, che non risponde a quello che ci si aspetta dalla scrittura femminile. La società crede che la scrittrice debba descrivere quel che interessa le ragazze della classe media, in particolare le questioni d'amore e di matrimonio. Tale scrittura deve riflettere lo stile di vita di queste donne che vanno dal parrucchiere almeno una volta la settimana, sempre preoccupate di dipingersi le unghie.

    La verità è che scrivere sulle donne dei bassifondi della società non svela soltanto l'estensione della menzogna e il modo in cui le istituzioni sociali operano, ma rivela anche la dimensione dell'ipocrisia e dell'insensibilità verso i valori umani e ciò non riguarda soltanto il rapporto tra l'uomo e la donna ma l'intero assetto sociale.

    Molte volte la critica affronta la scrittura femminile facendo riferimenti personali e non utilizzando gli strumenti critici oggettivi; il più delle volte i critici non dimenticano che la scrittrice è una donna e associano in modo evidente la sua personalità ai suoi scritti posizionandola nella mappa delle tendenze letterarie. Una volta un intellettuale "islamista", dimostrando di non intendersi di critica, ha scritto un saggio di 23 pagine su un romanzo di una presentatrice televisiva: l'autore ha fatto sfoggio di tutta la sua cultura maschilista parlando soltanto degli aspetti estetici. Nonostante ciò negli ultimi anni alcune testimonianze di scrittura hanno cercato di analizzare gli aspetti essenziali della presenza femminile nella società "non civilizzata". Queste opere sono poche e limitate perché hanno bisogno contemporaneamente sia di un'importante competenza letteraria, che comprende il controllo del dialetto, sia di una conoscenza dell'ambiente dovendo trattare in modo fedele della situazione della donna.

    In questo momento si pone anche il problema che gran parte delle opere delle scrittrici viene sottoposta al giudizio della moderna critica occidentale di cui alcuni critici adottano l'impianto, lo stile e il metodo letterario anche se non corrispondono alla reale evoluzione delle società arabe, né tanto meno ne sono l'espressione.

    Per un altro verso il prendere a prestito i modelli del discorso occidentale danneggia enormemente ciò che scrive la donna araba, in quanto, ad esempio, negli scritti sul corpo, tema diffuso nelle opere delle donne occidentali, questo argomento non implica che il corpo sia l'unica sovranità esclusiva di una donna oggetto, ma è invece inteso come parte di un essere umano completo, ovvero di una persona che agisce.

    Questo tipo di scrittura in verità trova riscontro (solo superficiale) con ciò che ripete la società araba e cioè che il corpo femminile è un argomento e non una persona, all'unisono con quanto ribadisce la critica maschilista - per ragioni non molto diverse da quelle che ribadisce la cinematografia pornografica.

    Peraltro nella società araba povera la scrittura delle donne sul corpo, inteso in senso tale, va ad assumere ancora un altro valore. In questo ambiente si è ancora preoccupati per la coscia della gallina più di quanto non lo si sia per quella della donna.

    Nonostante tale ambiente si divida quotidianamente nel discutere del sesso, che considera una necessità vitale, non è privo dei mezzi per praticarlo a seconda delle esigenze sia in modo elevato che in modo rapido; e infine va anche tenuto conto che la maggioranza degli abitanti delle campagne, uomini o donne, si sposa prima dei sedici anni.

    Dalla rivista "Afriche e orienti" ; 1° trim. 2002, p. 173 -176 ;

     
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    Prudente appello di Amina Afzali, leader delle donne afgane
    alle connazionali: "si può rinunciare all'abito integrale"

    "Togliete il burqa
    il Corano non lo impone"




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    KABUL - Cauto, prudente, ma chiaro: il burqa non fa una buona musulmana. Questo in sostanza il messaggio lanciato alla radio pubblica da Amina Afzali, leader del movimento delle donne afgane, a tutte le donne del Paese. Citando il Corano, la Afzali ha spiegato alle connazionali che il burqa, l'abito integrale imposto sotto il regime dei Taliban, non è obbligatorio e che il testo sacro non lo impone. Dunque, vi si può rinunciare. Il Corano, ha spiegato la Afzali, consiglia alle donne di indossare un fazzoletto da testa e a coprire il proprio corpo, a eccezione del volto e delle mani, ma non chiede di coprirsi dalla testa ai piedi. "Il sacro Corano è la guida che tutti i musulmani del mondo devono prendere a esempio", ha detto Afzali, "durante il pellegrinaggio alla Mecca, le donne provenienti da diversi Paesi si recano a pregare insieme con i loro fratelli e finora nessuna ha coperto il proprio volto in occasione di questi sacri riti".

    La Afzali ha usato toni prudenti nel suo intervento e questo perché il tema dell'abbigliamento femminile in una società dalle tradizioni così radicate come quella afgana è assai delicato. La stessa Azali durante la conferenza di pace a Bonn preferì indossare lo chador, il velo islamico che copre la testa ma lascia libero il volto, invece di un foulard di seta o addirittura il capo scoperto come fecero le colleghe delegate che vivono in Europa o negli Stati Uniti.

    L'intervento della Afzali, il cui movimento risponde ora direttamente al governo guidato da Hamid Karzai, segue le voci secondo cui le donne che con l'avvento dei Taliban persero il lavoro, potranno riaverlo a condizione che non indossino il burqa in ufficio. La leader del movimento si è astenuta dal rispondere alla domanda se il burqa deve essere tolto soltanto sul posto di lavoro o evitato anche per andarci.

    La cacciata degli studenti coranici comporta nuove regole anche nei costumi degli uomini. Le barbe, prima obbligatorie e lunghe, dovranno essere accorciate e ben curate, se non tagliate; gli abiti di foggia occidentale, prima assolutamente vietati, saranno obbligatori per i dipendenti pubblici. Le reazioni non sono state tutte positive. Molti lamentano il fatto che non percependo lo stipendio da mesi non possono permettersi di rifarsi il guardaroba. I saggi islamici, da parte loro, avvertono il nuovo governo: che non siano stravolte le tradizioni del Paese.

    (30 dicembre 2001)

     
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  4. kiccasinai
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    La donna nella cultura islamica



    Dal momento che le donne rappresentano la metà della società umana, il suo status, la sua posizione e il suo ruolo in tale società, possono essere un valido criterio per valutare il livello di ogni società e cultura. Esse hanno un ruolo importante nello sviluppo o nell’involuzione della loro società, e sono un fattore determinante nella crescita della qualità della vita.

    La cultura di una società è data dai suoi costumi, dalle tradizioni, dalle credenze e dal comportamento dei suoi membri. Parimenti, la cultura di una scuola di pensiero è costituita dai suoi principi, dal suo credo e dalle azioni dei suoi membri fondatori. Pertanto, se si volesse studiare una particolare scuola di pensiero, occorre riferirsi a ciٍ che i suoi leader e fondatori dicono. Quindi, per comprendere il ruolo della donna nella cultura islamica, occorre studiare quello che l’Islam e le sue guide dicono a loro riguardo.

    Cultura islamica e cultura musulmana non riflettono immancabilmente gli stessi valori, poiché nel corso dei secoli svariate società musulmane hanno deviato dall’originale cultura islamica. Tale deviazione è avvenuta in misura diversa nelle diverse parti della Ummah. Il risultato è che le varie società musulmane esprimono la cultura musulmana, ma non necessariamente la cultura dell’Islam.

    La vera cultura dell’Islam puٍ essere valutata soltanto attraverso il Corano e le tradizioni profetiche (hadith) e studiando la vita, il carattere e la condotta del Santo Profeta (saw), degli infallibili Imam (as) e della nobile Fatima (sa), cosى come, d’altro canto, la cultura musulmana va valutata studiando le norme ed i modelli comportamentali dei musulmani e le opere culturali dei loro scrittori, artisti e poeti.

    La trattazione dello status femminile nella cultura islamica deve basarsi sulle sue tre principali fonti: Il Corano, i detti del Profeta (saw) e le sue tradizioni.

    - La prospettiva coranica: Quasi duecento versetti del Santo Corano si occupano di status, ruolo e responsabilità della donna negli aspetti individuale, familiare e sociale. Secondo il Corano, uomini e donne hanno uguali diritti sebbene, per certe questioni particolari, tali diritti possano sembrare dissimili. La Legge Divina considera infatti che uomo e donna, pur ugualmente “umani” e con lo stesso fine nella Creazione, abbiano specifiche e peculiari esigenze ed attitudini. Almeno quindici punti rivelano tale approccio equilibrato, dimostrando come l’Islam non lasci spazio alcuno alla discriminazione sessuale.
    · La creazione: Nei versetti in cui il Corano descrive la creazione dell’uomo, la sua posizione di vicario di Dio, la prostrazione degli angeli, il soffio dello Spirito Divino nell’uomo, l’insegnamento dei Nomi Divini, il sussurro di Satana, la disobbedienza di Adamo (as), il suo pentimento ecc., non viene operata alcuna specifica distinzione tra uomo e donna. Tutti questi versetti parlano di “umano”, “uomo”, “figli di Adamo”, non operando alcuna differenza tra i due sessi (2: 30-38).

    · Potenziale comune: Rispetto alle potenzialità di conoscenza esoterica, al possesso di uno Spirito Divino, alla capacità intellettiva, alla consapevolezza etica e al ruolo di vicario di Dio, il Corano non distingue tra uomo e donna riferendo le citate caratteristiche ad ambedue.

    · Il fine della creazione: Secondo il Santo Corano, il fine della creazione dell’uomo e della donna è la sottomissione ad Allah, la messa alla prova ed il conseguimento di una vita pura.

    · Valori umani: riguardo alle virtù e ai valori umani quali la fede, la conoscenza, la purezza, la pietà, e alle buone azioni, Hajj e Jihad compresi, il Corano non fa distinzione tra uomo e donna. Il Corano, nella Sura Al-ahzâb, 33: 35, pone l’accento su tale uguaglianza dicendo: “In verità i musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i leali e le leali, i perseveranti e le perseveranti, i timorati e le timorate, quelli che fanno l'elemosina e quelle che fanno l'elemosina, i digiunatori e le digiunatrici, i casti e le caste, quelli che spesso ricordano Allah e quelle che spesso ricordano Allah, sono coloro per i quali Allah ha disposto perdono ed enorme ricompensa” .

    · Cammino verso la perfezione: Secondo l’Islam, uomo e donna hanno ricevuto entrambi l’ordine da Allah di camminare sulla Retta Via e di tendere verso la perfezione.

    · Nemico comune: Secondo il Corano, Satana è il nemico comune dell’uomo e della donna; entrambi sono suscettibili alle sue insidie malefiche, e ad entrambi si chiede di guardarsi dai complotti malvagi del nemico dell’umanità (12: 5; 36: 60). Per l’Islam, Satana ha ingannato entrambi, al principio della creazione, e il Corano non considera la donna responsabile della “caduta dell’uomo” (2: 187).

    · L’uomo e la donna si completano a vicenda: Il Corano attesta che l’uomo e la donna si completano l’uno con l’altra (2: 187).

    · Credenti e miscredenti: Il Corano utilizza esempi femminili per descrivere credenti e miscredenti: Maryam (as) e Asiyeh (as), la moglie del Faraone, sono usate per descrivere delle persone pie e religiose, mentre i nomi delle mogli del profeta Noè (as) e di Lot (as) sono utilizzati al fine di rappresentare il prototipo del miscredente. Il Corano, nella Sura At-tahrim, dice: "Allah ha proposto ai miscredenti l'esempio della moglie di Noè e della moglie di Lot. Entrambe sottostavano a due dei Nostri servi, uomini giusti. Entrambe li tradirono, ed essi non poterono in alcun modo porle al riparo da Allah. Fu detto loro: «Entrate entrambe nel Fuoco, insieme con coloro che vi entrano». Allah ha proposto ai credenti l'esempio della moglie di Faraone, quando invocٍ: « Signore, costruiscimi vicino a Te una casa nel Giardino. Salvami da Faraone e dalle opere sue. Salvami dagli ingiusti». E Maria, figlia di 'Imrân, che conservٍ la sua verginità; insufflammo in lei del Nostro Spirito. Attestٍ la veridicità delle Parole del suo Signore e dei Suoi Libri e fu una delle devote".

    · Ricompense: Il Corano valuta le buone azioni di uomini e donne allo stesso modo e promette loro le stesse ricompense per il loro agire. Cosى si legge nella Sura Al-imran, 3: 195: “Il loro Signore risponde all'invocazione: "In verità non farٍ andar perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, ché gli uni vengono dagli altri … ”.

    · Diverse responsabilità: In alcuni punti del Corano, Allah ha imposto agli uomini doveri specifici, distinti da quelli delle donne. Per esempio, il Corano, nella Sura An-nisa, 4: 19, rende dovere specifico dell’uomo trattare le donne gentilmente: “Comportatevi verso di loro convenientemente. Se provate avversione nei loro confronti, puٍ darsi che abbiate avversione per qualcosa in cui Allah ha riposto un grande bene” . Questi versetti, tuttavia, non discriminano tra i due sessi.

    · Dovere di ordinare il bene e proibire il male: Il precetto islamico di ordinare il bene e proibire il male (Amri bi-l-ma’roof wa Nahyi ani-l-munkar) è tale per uomini e donne. Il Corano, nella Sura At-tawba, 9: 71, dice: “I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciٍ che è riprovevole, eseguono l'orazione, pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah. Allah è eccelso, saggio”.

    · Uguale partecipazione: Secondo l’Islam, l’uomo e la donna hanno ugualmente il diritto di stipulare alleanze, giurare, votare, eleggere o stringere accordi. Il Corano, alla Sura Al-Mumtahana, 60: 12, dice: “O Profeta, quando vengono a te le credenti a stringere il patto, [giurando] che non assoceranno ad Allah alcunché, che non ruberanno, che non fornicheranno, che non uccideranno i loro figli , che non commetteranno infamie con le loro mani o con i loro piedi e che non ti disobbediranno in quel che è reputato conveniente, stringi il patto con loro e implora Allah di perdonarle. Allah è perdonatore, misericordioso”.

    · Pietà: Il Corano intima la pietà e la purezza ugualmente all’uomo e alla donna. La castità va preservata, nell’Islam, da parte di entrambi i sessi. Il Corano, nella Sura An-nur, 24: 30-31, dice: “Di' ai credenti di abbassare il loro sguardo e di essere casti. Ciٍ è più puro per loro. Allah ben conosce quello che fanno. E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare …“.

    · Eguaglianza tra i sessi: L’Islam condanna decisamente la discriminazione tra i sessi. Prima della Rivelazione, la condizione della donna era miserabile. La nascita di una bambina era considerata infamante ed era diffusa l’usanza di seppellire vive le neonate. L’Islam ha condannato con forza e posto fine a tali usanze barbariche e crudeli. Il Corano ammonisce, nella Sura An-nahl, 16: 58–59: “Quando si annuncia ad uno di loro la nascita di una figlia, il suo volto si adombra e soffoca [in sé la sua ira]. Sfugge alla gente, per via della disgrazia che gli è stata annunciata: deve tenerla nonostante la vergogna o seppellirla nella polvere? Quanto è orribile il loro modo di giudicare”.

    · Rispetto verso entrambi i genitori: Gli insegnamenti islamici impongono di rispettare entrambi i genitori e, in ambito coranico, sia il padre che la madre detengono una posizione elevata. Il Corano enfatizza il rispetto e le attenzioni per i genitori e in special modo per la madre. Nella Sura Al-ahqaf, 46: 15, dice: “Abbiamo ordinato all'uomo la bontà verso i genitori: sua madre lo ha portato con fatica e con fatica lo ha partorito … ”. E nella Sura Luqman, 31: 14: “Abbiamo imposto all'uomo di trattare bene i suoi genitori: lo portٍ sua madre di travaglio in travaglio e lo svezzٍ dopo due anni”.



    - La cultura Islamica attraverso le tradizioni profetiche: Il Profeta dell’Islam (saw) ha detto: “Le donne sono uguali agli uomini” (Musnad, Ahmad Ibn Hanbal, v. 6 p.256), “Il Paradiso giace sotto i piedi della madre” (Kanzu-l-Ummal, v.16, p.261) e “Il Paradiso giace sotto i piedi delle donne” (Tabaqat al-kubra, Ibn Sa’d, v.2, p.272)

    Il Profeta (saw) rispettava profondamente le donne e diceva: “I migliori tra voi sono quelli che trattano bene le donne” (Sunanu Ibn Maj’ah, v.2, p.636).

    Un altro famoso detto profetico è: “Gli uomini generosi rispettano le donne, mentre gli uomini vili mancano loro di rispetto e sono sgarbati con loro” (Storia di Damasco, v.7, p.50).

    Durante tutta la sua vita, il profeta Muhammad (saw) trattٍ le donne gentilmente e diede l’esempio ai suoi discepoli, affinché le rispettassero e fossero gentili e generosi con loro. Una tradizione profetica narra: “Nel distribuire tra i vostri figli siate equi e giusti. Se io potessi scegliere di preferire qualcuno, darei la precedenza alle donne sugli uomini”. (Sahih, Bukhari, v.3, p.157).



    - Il comportamento del Profeta (saw) verso le donne: Il Profeta (saw) mai alzٍ le mani su una donna. Egli insegnٍ che soltanto i vili picchiano le donne (Tabaqat al-kubra, Ibn Sa’d, v.8, pp.204 s.).

    Il Profeta (saw) consultava le sue mogli e sua figlia su varie questioni: si narra che ogni volta che qualcuno gli chiedeva la mano di sua figlia, lui la consultava e ascoltava la sua opinione. Si narra che usasse consultare le sue mogli per questioni mediche e ne accettasse i consigli. Ogni qualvolta si metteva in viaggio, portava con sé una o due delle sue mogli (Sunanu Ibn Maj’ah, v.1, p.633).

    Il Profeta (saw) trattava tutte le donne con grande delicatezza e non solo quelle della sua famiglia. Le visitava qualora fossero malate (Sunanu at-Tirmidhi, v.1, p.456). Le donne potevano facilmente avvicinare il Profeta (saw) per porgergli domande ed esporgli le proprie difficoltà, ed egli le accoglieva sempre con gioia.



    - Conclusione: Da quanto sopra esposto, è possibile comprendere la condizione e la posizione della donna nella cultura islamica e come questa incoraggi una interazione sociale tra i credenti basata sulle umane virtù e su un comportamento etico, e non certo fondata sul sesso di appartenenza.


     
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    Tratto da

    The Muslim world

    18 agosto , 2000

    La Donna Nell'Islam

    (Traduzione di Sami De Giosa)

    L'Islam garantisce diritti sociali e civili alle donne. Oggi le persone pensano che le donne occidentali sono libere e che il movimento per la liberta' delle donne sia iniziato nel 20 secolo.
    Per noi musulmani il movimento di liberazione della donna non e' stato ispirato da persone ma e' stato rivelato da Allah ad un uomo nel 7 secolo chiamato Muhammad (SAAS), meglio conosciuto come l'ultimo profeta dell'Islam. Il corano e le tradizioni del Profeta ( hadith o sunnah) sono le fonti da cui ogni donna musulmana fa derivare i suoi diritti e i suoi doveri.
    I diritti umani: L’Islam , 14 secoli fa, fece delle donne degli esseri uguali in tutto e per tutto agli uomini per quanto riguarda la glorificazione il rivolgersi ad Allah concedendo loro opportunita' senza limiti per il loro progresso morale. Non solo l'Islam ha anche stabilito per la donna uguaglianza all'uomo nel loro essere creature umane.
    Nel Corano, nel primo verso del capitolo (sura) intitolato alle donne Allah dice: «O uomini ! Temete Allah, il quale vi creò da una persona sola. Ne creò la compagna e suscitò da quei due esseri uomini molti e donne; temete dunque quel Dio nel nome del quale vi chiedete favori l’un l’altro, e rispettate le viscere che vi hanno portato, perché Allah e su voi che v’osserva».
    Quindi dato che uomini e donne furono creati dalla stessa essenza loro sono uguali nella loro umanità. Le donne non possono essere per natura diavoli , cosi' come in alcune religioni viene fatto credere, o se lo fossero lo sarebbero anche gli uomini.
    Ugualmente nessun sesso può essere superiore all'altro altrimenti ci sarebbe una confusione e contraddizione nell'uguaglianza fin qui affermata tra i due sessi.

    Diritti civili:
    Nell’Islam una donna ha la libertà di scelta e di espressione basata sul riconoscimento della sua personalità individuale.
    Primo: lei e' libera di scegliere la sua religione. Il corano dice non c’è obbligo nella religione il diritto e' stato creato differente dall'errore (sura 2 verso 256).
    Le donne sono incoraggiate nell'Islam a contribuire con le loro opinioni ed idee. Ci sono molte tradizioni del Profeta (SAAS) che parlano di donne che facevano domande a lui e davano opinioni riguardanti la religione, l’economia e gli affari sociali.
    Una donna musulmana sceglie il suo marito e mantiene il suo nome dopo il
    matrimonio.
    La testimonianza di una donna musulmana è valida in dispute legali. Anzi in aree in cui la donna è più familiare, la sua evidenza diviene decisiva.
    E in conclusione parliamo dei Diritto Sociali: il Profeta disse: la saggezza, il sapere è un mandato per ogni musulmano uomo o donna che sia.
    Questa conoscenza include la conoscenza del Corano e delle hadith come anche quella di altre conoscenze. confermato che è anche un loro obbligo quello di promuovere il giusto comportamento e di condannare ciò che è cattivo in tutte le sfere della vita le donne musulmane devono acquisire un'educazione appropriata per compiere questo dovere in accordo con i loro interessi e talenti naturali.
    Mentre il mantenimento e la cura della casa, col supporto del marito, e la cura della crescita e l'insegnamento dei bambini sono tra i principali e più importanti ruoli designati per una donna, se lei ha ,le qualità per lavorare fuori della casa per il bene della comunità, lei può farlo sempre se i suoi obblighi familiari sono adempiuti. L’Islam riconosce e evidenzia le naturali differenze tra uomo e donna nonostante la loro uguaglianza. Qualche tipo di lavoro e' più adatto all'uomo ed altri più alla donna. tutto ciò non diminuisce in nessuna maniera lo sforzo o il suo
    beneficio.
    Allah premierà entrambi i sessi ugualmente per il valore del loro lavoro, anche se le attività potrebbero essere o completamente differenti l'una dall'altra.
    Riguardo la maternità Muhammad disse: il paradiso si trova sotto i piedi delle madri.
    Questo implica il fatto che il successo di una società può essere ricercato nelle madri che hanno cresciuto questa società.
    Le prime, grandi influenze su di una persona vengono dal senso di sicurezza e di affetto e dagli insegnamenti ricevuti dalla madre. Quindi una donna che ha dei figli deve essere educata e coscienziosa per essere una madre con delle qualità.
     
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  6. kiccasinai
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    Le souffle féminin
    mardi 8 mars 2005, par Tariq RAMADAN (dal sito ufficiale)

    Il soffio femminile



    Bisogna guardare la realtà in faccia. Al di là dei discorsi sulle buone intenzioni, al di là delle reazioni alterate, al di là del paludamento e della fuga. La questione della donna pone un vero problema ai musulmani oggi. Non soltanto perché è diventata il soggetto preferito di quelli che vogliono attaccare l’islam, ma ben più in profondità, perché esiste un fossato immenso tra gli orientamenti fondamentali delle fonti islamiche e ciò che presentano oggi le società a maggioranza musulmana.

    In verità, la questione femminile è un formidabile rivelatore delle serie carenze che si sono sviluppate nel cuore della rappresentazione che i musulmani hanno delle loro fonti e di loro stessi.

    Confondendo le tradizioni e i costumi dei loro rispettivi paesi; conoscendo poco, male, o niente affatto, i testi fondamentali che si riferiscono alle donne; trascurando per abitudine, per pigrizia o per interesse, l’esempio del Profeta (PSL), i musulmani faticano enormemente a farsi un’idea chiara sulla questione. Ancor peggio, la loro conoscenza molto approssimata dell’argomento, insieme al peso delle consuetudini, li porta a sviluppare una rappresentazione della donna e un discorso più « anti-occidentale » nel suo orientamento, che realmente islamico nella sua essenza.

    Il pensiero diventa superficiale, pericolosamente binario, con una logica del tipo: « Se l’Occidente è così libero e così permissivo, meno libertà e più proibizioni, corrisponderanno certo a più islam. » Pensiero semplice... e gravemente semplicista. Attitudine intellettuale rivelatrice di una situazione molto pericolosa : incapaci di pensare i loro riferimenti dall’interno, con chiarezza e fiducia, i musulmani sviluppano una riflessione fredda, ripiegata, di reazione, elaborata a partire da un’immagine negativa dell’Occidente.

    Sono aggrappati alle consuetudini, timorosi verso l’ambiente esterno, in costante ripiegamento su se stessi, e i loro riferimenti non sono più una sorgente viva dove vanno ad attingere e trovare la forza dell’iniziativa e della riforma ; non è così... essi diventano delle prigioni, dei bastioni da proteggere... fino al soffocamento.

    Se c’è un settore dove questo fenomeno è lampante, è sicuramente quello della donna. Invece di ritornare alle nostre fonti a quello che esse contengono come insegnamenti fondamentali ed essenziali, ci si arrocca sui dettagli, alla luce di testi riduttivi, interpretati letteralmente e spesso fuori contesto, per meglio limitare, per meglio difendersi.

    Diciamolo pure : nello spirito di molti musulmani, parlare della donna nell’islam, si coniuga con l’intenzione, più o meno manifesta, di difendere l’islam. Questa è la prova, che sono già stati colonizzati dalla logica « dell’altro », che viene percepito come un potenziale detrattore e che così impone loro, il suo quadro di riflessione e la scelta delle sue priorità. Impossibile allora elaborare una rappresentazione armoniosa e un discorso proprio sulla questione della donna nell’islam... Immediatamente, siamo portati a considerare ciò che è problema per l’altro, a rispondergli colpo su colpo , e maldestramente... per forza! Non avendo concesso a se stessi il tempo di meditare, di pensare e di dire l’essere della donna nell’islam, si sviluppa un discorso negativo e oscuro, su ciò che la donna non è, il foulard non è, la poligamia non è, il ripudio non è, e così via. Entrati, per negazione, nella logica dell’altro, come possiamo sperare di farci un’ idea fiduciosa dei nostri riferimenti ? Come possiamo sperare di far comprendere all’altro il senso della nostra concezione quando noi stessi le siamo estranei e la osserviamo dall’esterno? Missione impossibile.

    Riappropriazione

    E’ raro, oggi, leggere un testo sulla donna che non inizi ricordando la sua situazione deplorevole, come neonata, prima dell’islam o che non si dilunghi sulla sua situazione molto decantata di « madre » ai piedi della quale si troverebbe il Paradiso dei bambini. Tutte le riflessioni che sono fatte in questo senso sono interessanti, vere e legittime. Ciò nonostante bisogna constatare come si passi insensibilmente dal bambino alla madre, da una funzione all’altra, senza aver preso il tempo di considerare l’essere della donna, la sua identità, il senso del suo cammino sulla Terra. Tutto si svolge come ciò fosse estremamente evidente e pertanto, a considerare lo stato delle nostre società, delle nostre comunità e delle nostre famiglie, niente è meno certo. Noi siamo ben lontani da pensare con profondità alla dimensione dell’ essere femminile davanti a Dio e tra gli uomini.

    Senza dubbio è il primo punto sul quale un lavoro coerente è da svolgere: esprimere la fede, parlare della spiritualità, pensare la priorità e l’esigenza dell’intimo in rapporto alla dittatura dell’apparenza. La donna musulmana deve riappropriarsi delle dimensioni del suo essere : lontano dai discorsi ingannatori della sola estetica e del benessere, ma ugualmente lontano dalle proposte letteraliste e asfittiche, bisogna che ella possa ritrovare il cammino liberatore del soffio della Rivelazione : essere tra gli esseri, in una totale uguaglianza in ogni istante... la sua dignità è nel suo cuore e in questo sforzo profondo, costante ed esigente di cercare la luce e la prossimità. Vivere ciò che ella è, per liberarsi della sola apparenza... vicina al Creatore, per liberarsi delle immagini-prigione delle creature. E’ il cammino del cuore e di ogni spiritualità.

    · Donne e uomini

    L’abbiamo già detto: siamo lontani dall’applicare rettamente gli insegnamenti dell’islam, per ciò che concerne i diritti e il ruolo delle donne nelle nostre società. Le discriminazioni sono numerosissime e in ogni campo: educazione, matrimonio, lavoro, etc. Una vera riforma non può realizzarsi, se non passiamo per questa prima tappa del ripristino dell’immagine dell’identità della donna. Questa presuppone una presa di coscienza e, a rischio di ripeterci, l’elaborazione di un discorso profondo e fedele alle fonti islamiche.

    Bisogna anche dire che il processo di riforma che ci è richiesto, non può essere “affare” di sole donne. Non si tratta di intraprendere una liberazione sulla base del modello del conflitto uomo-donna, come è stato vissuto praticamente in tutte le società industrializzate. Ciò che bisogna promuovere oggi è una vera e propria mobilitazione degli uomini e delle donne, non gli uni contro le altre, ma insieme e in nome dei principi fondamentali dell’islam, e questo per lottare contro le discriminazioni esistenti, le consuetudini falsamente islamiche e gli alibi culturali.

    Se il discorso sull’essere e sulla spiritualità è fondamentale, deve essere però accompagnato da un lavoro consecutivo di educazione e di formazione sui principi islamici, per le donne come per gli uomini. Si tratta di promuovere un’ educazione positiva, armoniosa e fiduciosa : non in opposizione all’ Occidente ma, in virtù degli orientamenti essenziali della nostra religione. Ripristinare l’ordine nelle nostre referenze, l’essenziale ridiventando essenziale e il dettaglio, dettaglio, opponendosi ai discorsi riduttori e rifiutando la strumentalizzazione dell’islam per coprire manifeste discriminazioni. Il nostro silenzio, di donne o di uomini rischia di essere una complicità, il nostro silenzio è un tradimento.

    · Derive e speranze

    Ne siamo coscienti e bisogna dirlo. In numerose famiglie in Occidente, ci sono ancora ragazze private di una vera educazione e a volte si decide tutto al loro posto, perfino la scelta del loro sposo e la dote. Alcune si vedono imporre l’obbligo del foulard, altre sono private della minima autonomia, altre ancora non hanno possibilità d’accesso agli studi e al lavoro... Sposate, sono numerose a subire trattamenti ingiusti ed inumani : la negligenza, gli insulti e la violenza sono realtà quotidiane. Triste affresco ! Quando non succede all’interno, gli ostacoli si moltiplicano all’esterno, con gli innumerevoli problemi che, come ben sappiamo, debbono affrontare le praticanti, in ciò che concerne l’integrazione scolastica, la discriminazione nelle assunzioni e la molto difficile, quasi impossibile, partecipazione sociale. In termini più generali, l’integrazione nel tessuto cittadino per le musulmane è stagnante e ci manca chiaramente una visione costruttiva dell’avvenire. I discorsi fatti di buone intenzioni non cambieranno niente e le tappe di un reale impegno comunitario per riformare lo stato delle cose si possono disegnare con molta chiarezza :

    - Elaborare una riflessione sulla donna a partire da una lettura positiva delle nostre fonti e non contro l’Occidente ;

    - Fondare questa riflessione a partire dall’essere della donna e non solo dalle sue qualità di figlia, di sposa o di madre ;

    - Promuovere un’ educazione generalizzata che investa sia gli uomini che le donne riguardo ai loro riferimenti e al modo di viverli; ad ogni tappa, distinguere tra le consuetudini di un paese e gli insegnamenti propriamente islamici ; affrontare la realtà delle discriminazioni e impegnarsi, donne ed uomini insieme, ad una profonda riforma delle mentalità e dei comportamenti. Vasto programma, questo si capisce, che ci rinvia alle nostre responsabilità : tutta una comunità che deve mobilitarsi insieme per restituire i diritti che sono propri alla metà della comunità... alle donne. Non per paura delle critiche esterne o per difendere l’islam, ma perché ne siamo motivati dalla coscienza di un dovere e di una richiesta davanti a Dio. Nulla può giustificare la nostra pigrizia e il nostro atteggiamento dimissionario.

    Da più parti delle voci si alzano... Delle donne e degli uomini, in nome dell’islam, tracciano i cammini prossimi della liberazione. E’ la nostra speranza.

    Tariq Ramadan


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    Un'articolo tratto da www.arabcomnit.com

    E' lungo ma chiarisce mlti lati oscuri.....






    La questione femminile



    L’idea prevalente in Occidente è che l’Islam non eleva lo status della donna, ma che, al contrario, lo umilia e lo annulla relegandola ad una posizione subalterna rispetto all’uomo. Lo stesso hijab, il velo islamico, viene visto come il segno più evidente della sua inferiorità e sottomissione, e la donna islamica è vittima di uno stereotipo che la vede rinchiusa tra le pareti domestiche, schiavizzata da un marito tiranno e senza possibilità di far sentire la sua voce. Questo è, per l’appunto, solo uno stereotipo e vedremo il perchè.

    L’Islam, a parere di molti studiosi occidentali, ha accordato alla donna più diritti di quanti ne abbiano accordati il Cristianesimo o l’Ebraismo.

    In un’epoca (quella preislamica) rozza e primitiva, in cui le donne erano costrette a stare segregate, il Corano svolse un’azione progressista: Maometto ruppe la loro reclusione, ordinando alle donne di uscire, di assumere un attivo ruolo sociale. L’Islam nasce nel 622 d.C : proviamo ad immaginarci quale fosse, nel Medioevo cristiano, la condizione della donna. Secondo la tradizione giudeo-cristiana, la donna simbolizzava il male e l’incarnazione del peccato per avere trascinato in tentazione l’uomo e per essere stata responsabile della sua caduta e della sua maledizione. Basta leggere la Bibbia per accorgersi quale fosse la posizione della donna ed in quale considerazione fosse tenuta : la donna biblica è proprietà dell’uomo; questi puo' barattare il suo corpo in cambio della propria incolumità fisica o di quella dei suoi ospiti (Genesi 12:12-20, 20:2, 19:8; Giudici 19:24-27), pu? vendere sua figlia come schiava o concubina (Esodo 21:7-11), puo' menzionarla come “bene di possesso” accanto al bue o all’asino (Esodo 21:17), puo' sposarla e darla in moglie senza il suo consenso (il diritto biblico prevedeva che la donna restata vedova andasse in moglie al fratello del defunto marito). La donna biblica non ha diritto all’eredità paterna a meno che non si verifichino particolari condizioni, e non ha diritto affatto all’eredità del coniuge: la situazione della vedova biblica è a dir poco opprimente, essendo quest’ultima sottoposta ad ogni genere di vessazioni (II Re 4:1, Giobbe 24:3, 22:9, 24:21, Ezechiele 22:7, Salmi 93 {94}:6, I Timoteo 5:11-13).

    Anche il ripudio biblico è molto duro: basta che la donna non trovi “grazia” agli “occhi dell’uomo” o venga semplicemente “presa in odio” per essere scacciata via di casa senza alcun risarcimento economico (Deut.24:1-3, Siracide 25:26). Se si da’ poi un’occhiata alla letteratura sapienziale biblica, si troveranno tante massime e proverbi che sono ben lungi dall’elevare lo status femminile. Nè dà una luce nuova alla condizione femminile la letteratura del Nuovo Testamento, che eredita le leggi bibliche e le condisce della proverbiale misoginia di S.Paolo e dei primi Padri della Chiesa (famosa è la diatriba sul quesito se la donna avesse un’anima e ,se s?, di che natura fosse).

    Il professor Bausani, insigne islamista italiano, afferma:

    “In questi tempi di femminismo si parla frequentemente di streghe per ricordare le oppressioni religiose e sessuofobiche del fanatismo cristiano.Ebbene, la cosa che più mi fa vergognare in tutta la storia dell’occidente, sono i processi alle streghe. La storia dell’Islam ha episodi violenti, ma non conosce di queste aberrazioni. Ecco un punto fondamentale allorchè si vuole comprendere la realtà islamica…Se poi oggi si ritiene che la condizione della donna occidentale sia generalmente migliore di quella islamica,ci? non dipende davvero da iniziative cristiane”.

    L’ Islam riconosce la donna come soggetto religioso al pari dell’uomo; essi sono dunque uguali di fronte a Dio ed il riconoscimento religioso implica il conseguente riconoscimento giuridico. La legge islamica ha preceduto tutte le altre legislazioni, proclamando l’uguaglianza della donna e dell’uomo. Ha stabilito la libertà e l’indipendenza della donna quando tutte le altre nazioni le negavano ogni diritto. Le ha accordato gli stessi diritti dell’uomo e ha disposto che godesse d’una capacità legale in nulla inferiore a quella dell’uomo. La misoginia è qualcosa di estremamente lontano dall’universo dell’Islam: il Profeta fu un riformista del VII° secolo che accord? alle donne il diritto di voto (che, non dimentichiamolo, in occidente fu guadagnato dopo aspre lotte nel corso del 1900); stabil? per la donna il diritto all’eredità, al divorzio, alla vita,in un’epoca in cui le neonate venivano sepolte vive; stabil? che le donne mantenessero il proprio cognome anche nel matrimonio, per stabilire che la donna è un pianeta a sè, con la sua individualità che non viene assorbita da quella del marito. Famosi sono i detti del profeta riguardo all’universo femminile (“Se mi fosse stato concesso scegliere, avrei preferito le donne”; “Il migliore tra voi è colui che usa le parole più gentili verso la propria moglie”; “Il dovere dell’istruzione incombe su ogni musulmano, uomo o donna che sia”; “Il Paradiso è ai piedi delle donne”).Famose sono altres? le discussioni che il Profeta stesso intratteneva con le donne, riguardo i problemi anche politici ed economici che la giovane comunità islamica affrontava. Non bisogna dimenticare che la nascita della religione musulmana ha visto le donne protagoniste : il primo musulmano è stato una donna, Khadija, moglie, amica e confidente del Profeta, che lo incoraggi? e lo sostenne nei primi anni della missione profetica, i più difficili della sua vita; Aisha, vedova del Profeta, è rimasta famosa per la sua abilità nei giudizi legali e nel diritto: è lei che ha contribuito in maniera determinante alla formazione della giurisprudenza islamica; Hafsa bint Omar, la letterata, è stata tra i primi a memorizzare e trascrivere il testo del Corano, dando un impulso decisivo alla diffusione dell’Islam.

    L’inimitabile equilibrio coranico ripartisce in modo equo i diritti dei due sessi, nel riconoscimento delle differenze che esistono tra uomo e donna:

    Essi sono membri perfettamente uguali della società, hanno gli stessi diritti e doveri, incorrono nelle stesse sanzioni penali : la lotta tra i sessi è sconosciuta nell’Islam, come pure i concetti di maschilismo e femminismo. La perfetta uguaglianza tra i sessi viene stabilita da diversi versetti coranici:

    “In verità, i sottomessi e le sottomesse, i credenti e le credenti, i devoti e le devote, i sinceri e le sincere, i veritieri e le veritiere, i perseveranti e le perseveranti, gli umili e le umili, i caritatevoli e le caritatevoli, i digiunanti e le digiunanti, i casti e le caste, tutti coloro che frequentemente ricordano Dio, otterranno da Lui il perdono e una mercede immensa”.(33:35)

    “Esse(le donne) sono una veste per voi, e voi siete una veste per loro”

    (2:187)

    “ Agli uomini spetta la fortuna che hanno guadagnato, e alle donne spetta la fortuna che hanno guadagnato”(4:32)

    “I credenti e le credenti sono in amicizia tra loro: consigliano il bene e vietano il male…”(9:71)

    “Chiunque opera il bene, maschio o femmina che sia, e sarà credente, questi entreranno nel Paradiso ed il loro computo non verrà disperso neanche del peso d’un atomo”(4:124)

    “E tra i suoi segni è che Egli ha creato per voi delle compagne traendole da voi stessi, affinchè in esse possiate trovare riposo. Egli ha posto tra di voi amore e compassione…”(30:21)

    “Non mandero' perduta l’opera di nessuno tra voi, maschio o femmina che sia, poichè discendete gli uni dagli altri…”(3:195).

    La legge islamica è andata anche oltre, nella sua considerazione per la donna, fino a scaricarla di ogni peso della vita, a non farle obbligo di partecipare alle spese per la vita domestica e per l’educazione dei figli che competono esclusivamente all’uomo anche qualora la donna lavorasse o fosse molto ricca. La storia dell’Islam testimonia la partecipazione attiva delle donne alla vita della comunità in tempo di pace e soprattutto nelle situazioni di emergenza, come le guerre. Il Profeta stesso ha raccomandato l’istruzione ed il perseguimento della conoscenza da parte delle donne ed ha stabilito l’inviolabilità della loro vita, delle loro proprietà e del loro onore. Esse furono incoraggiatesempre ad esprimere il loro parere riguardo alle decisioni da prendere in materia legale : un famoso hadith narra che il Califfo Omar, secondo successore di Maometto alla guida della comunità islamica, avendo deliberato che il mahr (dono nuziale che lo sposo era tenuto a corrispondere alla sposa) non dovesse superare un certo tetto massimo, fu duramente apostrofato da una donna del popolo, che gli disse : “ O Omar! Non hai il diritto di negare alle donne cio' che Dio ha reso lecito”. A tale affermazione, Omar replico': “O Omar! Anche questa volta una donna ne sa più di te in fatto di religione!”.

    L’Islam ha privilegiato la donna, concedendole diritti che ,in Occidente, essa ha dovuto conquistarsi col tempo e con la forza, pagando spesso prezzi elevati. Se oggi la situazione (almeno ad una lettura superficiale) appare ribaltata, cio' non è imputabile in alcun modo all’ Islam, ma piuttosto alle situazioni di degrado culturale che si sono venute a creare in molti paesi musulmani a causa di fattori contingenti come il colonialismo ed il succedersi di regimi dispotici che li hanno tiranneggiati.

    Un’ultima osservazione a proposito del simbolo più evidente di appartenenza alla religione islamica, e cioè il velo o hijab, che in Occidente rappresenta l’essenza stessa della degradazione: sbaglia chi pensa che la donna islamica sia costretta ad indossare, suo malgrado, il velo. Esso è, per la musulmana, il simbolo della sua identità ed indica la dignità riconquistata, il rispetto dovuto, il rifiuto dell’identificazione con un oggetto di consumo e per il consumo. La donna islamica non indossa l’hijab solo perchè è un comando divino, ma perchè esso diventa strumento di liberazione e di autoemancipazione dalla schiavitù del consumismo, dell’imitazione passiva delle mode, del prepotere maschile che vuole la donna oggetto di piacere visivo e non solo visivo. Attraverso il velo la donna islamica realizza la perfetta parita’ pretendendo di essere giudicata per il proprio cervello più che per il proprio aspetto fisico. Simbolo dunque di modestia e di protezione, e non di sottomissione, come invece stabilisce il cristianesimo delle origini attraverso le parole di S.Paolo nella I° Lettera ai Corinzi:

    “Capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio…Ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, perchè è lo stesso che fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli, allora si copra.” (11:3-10)

    E’ curioso notare poi come lo stesso indumento possa essere considerato, dagli occidentali, in maniera cos? differente a seconda dei casi : simbolo di santità nelle suore cattoliche, ad esempio, e strumento di arretratezza e di oppressione nel caso delle donne islamiche.

    Il Corano dice:

    “O gente, vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinchè vi conosceste. Presso Dio, il più nobile di voi è chi più Lo teme.” Uomini e donne vengono da un’unica entità e condividono lo stesso fine: l’Islam non rappresenta una categoria etnica, ma la via di mezzo tra la tradizione giudeo-cristiana che riteneva la donna causa di tutti i mali e l’uniformità della società attuale, in cui non vi è differenziazione tra i sessi, e si marcia a passo spedito verso quella che qualche studioso ha definito “società monosessuale”.

    Uno scienziato islamico ha detto: “Una ragazza musulmana puo' sposarsi dieci volte, ma la sua individualità non è assorbita da quella dei vari mariti. E’ un sole con il proprio nome e la propria personalità legale”.

    I musulmani credono in cio' da 1400 anni.

    - La Donna Musulmana -

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    Per le donne era meglio Saddam
    Inter Press Service, 29 marzo 2006

    di Sanjay Suri

    Da Un Ponte Per


    Londra – Le donne stavano molto meglio sotto l'ex dittatore iracheno Saddam Hussein, ha scoperto una organizzazione di donne, dopo una indagine di ampio respiro in Iraq.

    ''Sotto il precedente regime del dittatore, i diritti fondamentali delle donne erano protetti dalla costituzione', dice Huzan Mahmud, della Organisation of Women's Freedom in Iraq in una intervista all' IPS. Il gruppo è una organizzazione sorella di MADRE, un gruppo internazionale per i diritti delle donne.

    Sotto Saddam, dice, ''le donne potevano uscire per andare al lavoro, all'università, e sposarsi o divorziare in tribunali civili. Ma adesso le donne hanno perduto quasi tutti i loro diritti, e stanno venendo spinte di nuovo a rimanere a casa''.

    La recente costituzione, che è stata scritta sotto la supervisione del governo Usa, è ''molto arretrata e contro le donne'', dice la Mahmud. ''Essi rendono l'Islam la fonte del legiferare, e la principale religione ufficiale del paese. Questo in sé significa la shari'a islamica, e su questa base le donne saranno considerate cittadine di seconda categoria e non avranno alcun potere di decisione sulle loro vite''.

    L'intera società irachena è stata assoggettata al ''caos e alla brutalizzazione'', dice. ''La sicurezza è assente, tutti i servizi essenziali, e soprattutto la protezione dei diritti delle donne, non sono in alcun modo nel programma di nessuno dei partiti politici che sono stati scelti accuratamente dall'amministrazione Usa nel cosiddetto parlamento installato'.

    MADRE chiede lo schieramento di una forza di peacekeeping a guida Onu e una fine immediata dell'occupazione Usa. Man mano che la crisi in Iraq si intensifica, il gruppo dice che le donne e le loro famiglie in Iraq hanno un bisogno urgente di sicurezza, di un governo che funzioni, e della fornitura dei servizi essenziali, all'interno di un quadro che tuteli i diritti umani.

    In tre anni di occupazione, la situazione sta diventando più pericolosa e tetra con la presenza delle forze occupanti, e ''maggiori saranno la violenza e il terrorismo in Iraq, più le donne saranno vittime di un clima del genere'', dice.

    ''Lo stupro, il rapimento, il maltrattamento nelle carceri da parte delle guardie carcerarie, e l'uccisione di donne sono diffusi'', dice. ''La mancanza di sicurezza e di protezione adeguata per le donne è un problema grosso, e nessuno, né le forze occupanti né la polizia locale del governo fantoccio, sta facendo qualcosa al riguardo'' .

    Ma la posizione delle donne varia all'interno dell'Iraq, dice. ''Nella parte kurda la situazione delle donne è leggermente migliore, perché il Kurdistan iracheno era fuori dal controllo del regime ba'athista dal 1991, quindi non ha subito gli attacchi delle forze armate Usa nel 2003. Ma lì l'atteggiamento verso le donne non è progressista''.

    Al di là dei pericoli di qualunque tipo derivanti dalla situazione politica, ''avvengono ancora molti cosiddetti 'delitti d' onore', e le autorità kurde non stanno facendo molto per impedirlo''.

    Ma il sud è direttamente sotto occupazione militare quotidiana ''e la presenza di varie milizie armate islamiche che stanno terrorizzando le donne ha peggiorato la situazione', dice la Mahmud. ''Inoltre, il cosiddetto parlamento è diviso sulla base delle confessioni religiose e dell'appartenenza etnica, così la maggioranza degli sciiti che sono al potere stanno istituzionalizzando l'oppressione delle donne e stanno sistematicamente imponendo all'Iraq una islamizzazione''.

    Le donne sono il 60 % della popolazione dell'Iraq, ma non vengono consultate su nessuna questione politica, e stanno venendo private di questo diritto, dice.

    La presenza di un numero ridotto di donne non dovrebbe fuorviare la gente sulla condizione delle donne, dice. ''L'amministrazione Usa ha scelto accuratamente poche donne e le imposte alla gente nel cosiddetto parlamento'', dice. ''Queste donne sono molto ignote alle donne irachene. La maggior parte di loro appartiene ai partiti reazionari della destra che sono al potere, ed esse seguono il loro programma, che è discriminatorio nei confronti delle donne''.

    Le donne vorrebbero vedere innanzitutto 'una fine della occupazione militare, che ha creato il caos e la distruzione della società irachena e ha anche avuto come conseguenza l'uccisione quotidiana in massa di iracheni qualunque''.

    Le donne in particolare ''vorrebbero vedere ripristinata la sicurezza, in modo da potere almeno uscire liberamente senza venire aggredite, sequestrate, o senza che venga loro gettato in faccia dell'acido '', dice la Mahmud. ''Inoltre, le donne vogliono eguaglianza, libertà, e che i loro diritti vengano riconosciuti nella costituzione, e soprattutto essere trattate come esseri umani uguali''.
    Traduzione di Ornella Sangiovanni



    Articolo originale
     
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7 replies since 9/9/2005, 23:25   1372 views
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